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L’aggressione e l’umiliazione che gli Europei stanno subendo da parte dell’Amministrazione Trump non lascia spazio a dubbi e congetture. È in atto un duplice attacco: alla sicurezza europea, diventata solo un fardello per Washington, che non ha problemi a spartirsi con Putin pezzi del nostro continente, a partire dall’Ucraina; e alla democrazia, considerata anch’essa un ostacolo rispetto al progetto di una nuova internazionale autocratica e populista.

Per l’Europa, è tornata l’ora più buia; e questa volta non ci sono salvatori da chiamare in soccorso. L’Europa può contare solo su sé stessa e deve scegliere se restare inerte e così lasciarsi distruggere, o se reagire.

In questo momento, il dramma maggiore in Europa e per l’Europa è che nessuno ha il potere di decidere come reagire. Non lo hanno le istituzioni europee: la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nonostante il suo tentativo di rappresentare l’UE, ha un margine d’azione circoscritto al mandato che le conferiscono di volta in volta i 27 Stati membri, sempre divisi e in contrasto tra loro. Sono infatti gli Stati membri l’unica fonte primaria del diritto e del potere in Europa, come i governi non si stancano di rimarcare; ma, a loro volta, i governi nazionali, singolarmente, non hanno la capacità di reagire, perché ciascuno di loro è troppo debole e spaventato di fronte alle minacce e ai pericoli.

Di fronte a questa situazione, pertanto, per poter mandare un segnale politico efficace a Trump e a Putin, non c’è altro modo se non superare il quadro giuridico e politico che regola la politica e il funzionamento dell’Unione. Sono anni che in Europa si discute della necessità di diventare capaci di agire uniti; la strada da percorrere è stata indicata con chiarezza, a partire dalla Conferenza sul futuro dell’Europa. Ora non restano ulteriori margini di tempo.

Spetta ai governi più responsabili prendere il coraggio di aprire la strada. Di fronte all’apertura dei negoziati tra gli USA e la Russia per una spartizione dell’Ucraina, quali alternative restano? Sul futuro dell’Ucraina si gioca il futuro dell’Europa stessa; se gli europei non saranno in grado di garantirle sostegno e certezze nel quadro dell’Unione, l’Unione europea stessa ne verrà travolta. Bisogna allora innanzitutto andare oltre il quadro a 27 in cui si avanza troppo poco e troppo lentamente, e iniziare a costruire tra i volonterosi non tanto progetti settoriali (che l’esperienza ha dimostrato non essere sufficienti), quanto una strategia unitaria coerente per garantire la sicurezza interna ed esterna.

Sono le indicazioni contenute anche nei rapporti Niinistö e Draghi, che sottolineano la necessità di dare priorità alla costruzione di strategie esaustive e coerenti. In questo momento, i cittadini vogliono una difesa comune, lo confermano i sondaggi con percentuali altissime; e molti Stati europei sono già direttamente minacciati dalla Russia. Eppure, i progetti messi in cantiere sinora, ormai da decenni, non hanno funzionato in passato, né decollano ora. In alternativa, in questo momento, non si riesce ad ipotizzare altro che un riarmo dei singoli Paesi, includendo l’obiettivo di accrescere l’integrazione e l’interoperabilità, ma solo su base volontaria, e senza mettere in discussione il primato del livello decisionale nazionale. Non solo: la corsa al riarmo, in queste condizioni, non potrà fare a meno di spendere gran parte dei nuovi investimenti in materia di difesa in acquisti di armamenti e tecnologia da Paesi terzi, a partire dagli USA.

Proprio gli insuccessi e i limiti degli approcci settoriali tentati sinora, ci fanno capire invece che costruire una sicurezza e una difesa autonome presuppone una forte volontà politica di integrazione, necessaria per sciogliere due nodi cruciali: l’elaborazione di una strategia collettiva sulla base dell’analisi condivisa delle minacce prioritarie a cui si vuole reagire e degli interessi che si vogliono tutelare; la mobilitazione di risorse finanziarie ingenti. Qualunque modello si scelga per costruire una forza armata europea (e le riflessioni in tal senso non mancano, a partire dalla proposta del 28° esercito avanzata nel 2020 dai membri del Bundestag della SPD) serve la presa d’atto che si deve in parallelo avviare la formazione di una testa politica unica, capace di rappresentare l’interesse comune e su questa base di elaborare le scelte politiche. 

Le istituzioni europee non hanno le competenze né le risorse per sviluppare nell'immediato un progetto così ambizioso; i governi, invece, sono sovrani e possono pertanto decidere di procedere. Due sono le possibili strade.Una prima opzione è quella di forzare la base giuridica offerta dai Trattati esistenti (in particolare la cooperazione strutturata permanente) per costruire all’interno del quadro dell’UE nuovi organismi decisionali in grado di prendere decisioni a maggioranza in materia di investimenti comuni sulla difesa e dispiego di forze militari, coinvolgendo la Commissione e il Parlamento in questo embrione di governo sovranazionale europeo all’interno dell’UE.Oppure i governi volenterosi possono scegliere di creare questa nuova cooperazione al di fuori dei Trattati, con lo scopo di dar vita a un embrione di governo comune, e anche in questo caso trovando le modalità per coinvolgere la Commissione, usando come precedente quello del MES nel 2012; in seguito, potranno poi aprire i negoziati per inserire la nuova struttura all’interno dell’Unione, procedendo alle necessarie riforme istituzionali.

Entrambe le opzioni, ed in particolare la seconda, dipendono esclusivamente dalla volontà politica dei governi più consapevoli del valore dell’unità europea e della posta in gioco nella questione ucraina; e possono essere avviate in tempi brevissimi. Non ci sono altre vie al momento per garantire la nostra sicurezza e il futuro della nostra libertà e della democrazia.

Nel mondo delle grandi potenze imperiali autocratiche, per salvare la democrazia e la libertà non esiste altro modo che opporre il peso politico di un grande Stato democratico e federale. Spetta innanzitutto ai governi europei costruirlo, facendo subito i primi passi, a partire dall’urgenza di garantire la sicurezza ai propri cittadini e ai propri partner. Non farlo significa condannarli ad un futuro di miseria politica e morale.

Firenze-Pavia, 16 febbraio 2025


SAVING EUROPE, FREEDOM, AND DEMOCRACY

Appeal to the Democratic Heads of State and Government in Europe

The aggression and humiliation that Europeans are suffering at the hands of the Trump Administration leave no room for doubt or speculation. A dual attack is underway: on European security — now seen as nothing more than a burden by Washington, which has no problem to decide together with Putin about the future of our continent, starting with Ukraine; and on democracy — also regarded as an obstacle to the project of a new autocratic and populist international order.

For Europe, the darkest hour has returned; and this time, there are no saviors to call for help. Europe can only count on itself and must decide whether to remain passive and allow itself to be destroyed or to react.

At this moment, the greatest drama in and for Europe is that no one has the power to decide how to react. The European institutions do not: the President of the European Commission, Ursula von der Leyen, despite her attempt to represent the EU, has a very limited margin of action, constrained by the mandate given to her by the 27 member states, which are always divided and in conflict with each other. It is the member states that remain the sole primary source of law and power in Europe, as governments never tire of emphasizing; but in turn, national governments alone do not have the capacity to react, as each is too weak when faced with threats and dangers.

Given this situation, the only way to send an effective political signal to Trump and Putin is to go beyond the legal and political framework that currently governs the EU. For years, Europe has debated the need to become capable of acting as one; the path forward has been clearly outlined, starting with the Conference on the Future of Europe. There is no more time left.

It is up to the most responsible governments to find the courage to lead the way. In light of the opening of negotiations between the U.S. and Russia for the partition of Ukraine, what alternatives remain? The future of Ukraine is at stake, and with it, the future of Europe itself. If Europeans cannot provide Ukraine with support and the certainty of a future within the Union, the European Union itself will be overwhelmed. It is imperative to move beyond the framework of 27, which progresses too slowly and insufficiently, and begin constructing, among the willing, not just sectoral projects (which experience has shown to be inadequate) but a coherent, unified strategy to ensure both internal and external security.

This is also the recommendation found in the Niinistö and Draghi reports, which emphasize the need to prioritize the development of comprehensive and coherent strategies. Right now, citizens want a common defense, as confirmed by surveys with overwhelmingly high percentages; and many European states are already directly threatened by Russia. Yet, the projects that have been launched over the decades have neither worked in the past nor are taking off now. The only current alternative seems to be the individual rearmament of countries, aiming to increase integration and interoperability but only on a voluntary basis and without challenging national decision-making primacy. Moreover, under these conditions, the rush to rearm will inevitably result in a significant portion of new defense investments being spent on purchasing arms and technology from third countries, primarily the U.S.

The failures and limitations of the sectoral approaches attempted so far make it clear that building autonomous security and defense requires strong political will for integration, which is essential to address two crucial issues: developing a collective strategy based on a shared analysis of priority threats and interests to be protected; and mobilizing significant financial resources. Whatever model is chosen to build a European armed force (and there are no shortages of proposals, starting with the 28th Army proposal put forward by SPD Bundestag members in 2020), it must be acknowledged that, in parallel, the formation of a unified political leadership is necessary—one capable of representing the common interest and making political decisions accordingly.

The European institutions lack both the competence and the resources to immediately develop such an ambitious project; governments, however, are sovereign and can decide to proceed. There are two possible paths.

One option is to push the legal framework of existing treaties (such as Permanent Structured Cooperation) to create new decision-making bodies within the EU capable of making majority decisions on joint defense investments and military deployments, involving the Commission and Parliament in this embryonic supranational European government within the EU.

Alternatively, willing governments can choose to establish this new cooperation outside of the Treaties, with the goal of creating a common governing body. In this case, they can still find ways to involve the Commission, using the 2012 European Stability Mechanism as a precedent; subsequently, they could open negotiations to incorporate the new structure into the Union, implementing the necessary institutional reforms.

Both options, particularly the second, depend solely on the political will of the governments most aware of the value of European unity and the stakes involved in Ukraine. These steps can be taken immediately. There is no other way at this moment to ensure our security and the future of our freedom and democracy.

In a world of great autocratic imperial powers, the only way to save democracy and freedom is to counterbalance them with the political weight of a great democratic and federal state. It is, first and foremost, up to European governments to build it—by taking the first steps now, starting with the urgent need to ensure security for their citizens and partners. Failing to do so means condemning them to a future of political and moral misery.


SAUVER L'EUROPE, LA LIBERTÉ ET LA DÉMOCRATIE

Appel aux chefs d'État et de gouvernement des pays démocratiques européens

L'agression et l'humiliation que les Européens subissent de la part de l'administration Trump ne laissent aucune place au doute et aux conjectures. Il s'agit d'une double attaque : contre la sécurité européenne, devenue un fardeau pour Washington, qui n'a aucun problème à se partager avec Poutine des morceaux de notre continent, à commencer par l'Ukraine ; et contre la démocratie, considérée elle aussi comme un obstacle au projet d'une nouvelle internationale autocratique et populiste.

Pour l'Europe, l'heure la plus sombre est revenue ; et cette fois, il n'y a pas de sauveurs à appeler à la rescousse. L'Europe ne peut compter que sur elle-même et doit choisir entre rester inerte et se laisser détruire, ou réagir.

En ce moment, le plus grand drame en Europe et pour l'Europe est que personne n'a le pouvoir de décider comment réagir. Les institutions européennes n'en ont pas : la présidente de la Commission européenne, Ursula von der Leyen, malgré sa tentative de représenter l'UE, a une marge de manœuvre limitée au mandat que lui confèrent les 27 États membres, toujours divisés et en conflit les uns avec les autres. En effet, les États membres sont la seule source primaire de droit et de pouvoir en Europe, comme les gouvernements ne se lassent pas de le rappeler ; mais, à leur tour, les gouvernements nationaux, individuellement, n'ont pas la capacité de réagir, car chacun d'entre eux est trop faible et effrayé face aux menaces et aux dangers.

Face à cette situation, pour pouvoir envoyer un signal politique efficace à Trump et à Poutine, il n'y a donc pas d'autre moyen que de dépasser le cadre juridique et politique qui régit le fonctionnement de l'Union. Depuis des années, l'Europe discute de la nécessité de devenir capable d'agir de manière unie ; la voie à suivre a été clairement indiquée, à commencer par la Conférence sur l'avenir de l'Europe. Il ne reste plus de temps.

Il appartient aux gouvernements les plus responsables de prendre le courage d'ouvrir la voie. Face à l'ouverture des négociations entre les États-Unis et la Russie pour un partage de l'Ukraine, quelles alternatives restent-elles ? L'avenir de l'Europe elle-même est en jeu pour l'avenir de l'Ukraine ; si les Européens ne sont pas en mesure de lui garantir soutien et certitudes dans le cadre de l'Union, l'Union européenne elle-même en sera bouleversée. Il faut donc d'abord dépasser le cadre des 27, dans lequel on avance trop peu et trop lentement, et commencer à construire entre les volontaires non pas tant des projets sectoriels (dont l'expérience a montré qu'ils ne suffisent pas), mais une stratégie unitaire cohérente pour garantir la sécurité intérieure et extérieure.

Ce sont les indications contenues dans les rapports Niinistö et Draghi, qui soulignent la nécessité de donner la priorité à l'élaboration de stratégies exhaustives et cohérentes. À l'heure actuelle, les citoyens veulent une défense commune, comme le confirment les sondages avec des pourcentages très élevés ; et de nombreux États européens sont déjà directement menacés par la Russie. Pourtant, les projets mis en chantier depuis des décennies n'ont pas fonctionné dans le passé et ne décollent pas non plus aujourd'hui. Actuellement, la seule alternative envisageable est le réarmement des pays individuels, avec pour objectif d'accroître l'intégration et l'interopérabilité, mais uniquement sur une base volontaire et sans remettre en question la primauté du niveau décisionnel national. De plus, dans ces conditions, la course à le réarmement ne pourra éviter de consacrer une grande partie des nouveaux investissements en matière de défense à l'achat d'armements et de technologies à des pays tiers, à commencer par les États-Unis.

Les échecs et les limites des approches sectorielles tentées jusqu'à présent nous font plutôt comprendre que la construction d'une sécurité et d'une défense autonomes suppose une forte volonté politique d'intégration, nécessaire pour résoudre deux questions cruciales : l'élaboration d'une stratégie collective basée sur une analyse commune des menaces prioritaires auxquelles il faut réagir et des intérêts à protéger ; la mobilisation de ressources financières considérables. Quel que soit le modèle choisi pour construire une force armée européenne (et les réflexions à cet égard ne manquent pas, à commencer par la proposition de la 28e armée avancée en 2020 par les membres SPD du Bundestag), il faut reconnaître qu'il faut parallèlement commencer à former une direction politique unique, capable de représenter l'intérêt commun et, sur cette base, d'élaborer des choix politiques.

Les institutions européennes n'ont ni les compétences ni les ressources nécessaires pour développer immédiatement un projet aussi ambitieux ; les gouvernements, en revanche, sont souverains et peuvent donc décider d'aller de l'avant. Deux voies sont possibles.

Une première option consiste à forcer la base juridique offerte par les traités existants (la coopération structurée permanente) pour construire, dans le cadre de l'UE, de nouveaux organismes décisionnels capables de prendre des décisions à la majorité en matière d'investissements communs dans la défense et le déploiement de forces militaires, en impliquant la Commission et le Parlement dans cet embryon de gouvernement supranational européen au sein de l'UE.

Ou bien les gouvernements volontaires peuvent choisir de créer cette nouvelle coopération en dehors des traités, dans le but de donner vie à un embryon de gouvernement commun, et dans ce cas également, en trouvant les modalités pour impliquer la Commission, en utilisant comme précédent celui du MES en 2012 ; par la suite, ils pourront alors ouvrir les négociations pour insérer la nouvelle structure au sein de l'Union, en procédant aux réformes institutionnelles nécessaires.

Les deux options, et en particulier la seconde, dépendent exclusivement de la volonté politique des gouvernements les plus conscients de la valeur de l'unité européenne et des enjeux de la question ukrainienne ; et elles peuvent être mises en œuvre dans un délai très court. Il n'y a pas d'autres moyens pour l'instant de garantir notre sécurité et l'avenir de notre liberté et de notre démocratie.

Dans le monde des grandes puissances impériales autocratiques, il n'y a pas d'autre moyen de sauver la démocratie et la liberté que d'opposer le poids politique d'un grand État démocratique et fédéral. Il appartient avant tout aux gouvernements européens de le construire, en faisant immédiatement les premiers pas, à commencer par la nécessité urgente de garantir la sécurité de leurs citoyens et de leurs partenaires. Ne pas le faire, c'est les condamner à un avenir de misère politique et morale.


ВРЯТУВАТИ ЄВРОПУ, СВОБОДУ ТА ДЕМОКРАТІЮ

Звернення до глав демократичних держав та урядів Європи

Агресія і приниження, яких зазнають європейці від адміністрації Трампа, не залишають місця для сумнівів і здогадок. Йде подвійна атака: на європейську безпеку, яка стала лише тягарем для Вашингтону, який радо ділиться з Путіним шматками нашого континенту, починаючи з України; і на демократію, яка також вважається перешкодою на шляху до проекту нового автократичного і популістського Інтернаціоналу.

В Європу повернулися найтемніші часи, але більш немає рятівників, яких можна було б покликати на допомогу. Європа може розраховувати тільки на себе і повинна вибирати: залишитися інертною, - і таким чином дозволити себе знищити, - або відреагувати.

Наразі найбільша трагедія Європи в тому, що ніхто не має влади вирішувати, як саме реагувати. Такіх повноважень не мають європейські інституції, бо свобода дій президенткі Єврокомісії Урсули фон дер Ляєн, попри спробу представляти ЄС, обмежена мандатом, який вона час від часу отримує від 27 держав-членів, завжди розділених та не згодних одна з одною. Держави-члени є єдиним та основним джерелом права і влади в Європі, про що часто нагадують окремі уряди. Але в свою чергу, окремі національні уряди не мають можливості реагувати, тому що кожен з них - занадто слабкий і наляканий загрозами та небезпеками.

Таким чином, зіткнувшись з цією ситуацією, для того, щоб дати дієвій політичний сигнал Трампу і Путіну, немає іншого шляху, як подолати правові та політичні обмеження, які регулюють політику і роботу Євросоюзу. Вже багато років Європа обговорює необхідність спромогтися діяти разом. Шлях у цьому напрямку був чітко окреслений ще за часів Конференції про майбутнє Європи. Але зараз ми не маємо часу на зволікання.

Саме від найвідповідальніших урядів залежить, чи візьмуть вони на себе початі цій шлях. Які ще альтернативи нам залишаються після початку переговорів між США та Росією про розділ України? Майбутнє самої Європи залежіть від майбутнього України. Якщо європейці не зможуть гарантувати впевнену підтримку в рамках Союзу, сам Європейський Союз буде зашкоджено. Тому необхідно, перш за все, вийти за існуючі межи 27 країн, де прогрес йде занадто повільно. Зацікавлені мають почати будувати не стільки секторальні проекти (яких, як показав досвід, недостатньо), скільки послідовну єдину стратегію, яка гарантує внутрішню і зовнішню безпеку.

Саме такі вказівки містяться у звітах Нііністьо та Драгі які наголошують на необхідності надання пріоритету побудові всеосяжних та послідовних стратегій. Зараз, коли багатьом європейським державам Росія загрожує вже відкрито, європейці прагнуть спільної оборони, як свідчать соц. опитування. Проте проекти, які були реалізовані протягом останніх десятиліть, не спрацювали в минулому і не розвиваються зараз. Зараз неможливо уявити собі іншої альтернативи, ніж переозброєння окремих країн. Подальшою метою має бути підвищення інтеграції та оперативної сумісності, але лише на добровільній основі з збереженням первинності прийняття рішень на національному рівні. Ба більше: в цих умовах гонка озброєнь призведе до витрати нових значних інвестицій в оборону на закупівлі озброєнь і технологій у третіх країнах, таких як США.

Саме невдачі та недійсність секторальних підходів, які ми намагалися застосувати раніше, допомагають нам зрозуміти, що побудова автономної системи безпеки і оборони передбачає потужну політичну волю до інтеграції, яка необхідна для вирішення двох ключових питань: розробки колективної стратегії на основі спільного аналізу пріоритетних загроз, на які ми хочемо реагувати, та інтересів, які ми хочемо захистити; мобілізації значних фінансових ресурсів. Яка б модель не була обрана для побудови європейських збройних сил (а роздумів з цього приводу багато, починаючи з пропозиції про 28-му армію, висунутої у 2020 році членами Бундестагу СДПН), необхідно визнати, що паралельно має початися формування єдиного політичного керівництва, здатного представляти спільні інтереси і на цій основі формулювати політичні рішення.

Європейські інституції не мають ані навичок, ані ресурсів, щоб розвивати такий амбітний проект у найближчому майбутньому. Уряди, з іншого боку, є суверенними і тому можуть приймати рішення про подальші дії. Є два можливі шляхи. Перший варіант полягає в тому, щоб зміниті правову основу, запропоновану існуючими Договорами (зокрема, постійне структуроване співробітництво), для створення в рамках ЄС нових керівних органів, здатних приймати більшість рішень щодо спільних інвестицій в оборону і розгортання військових сил, залучаючи Комісію і Парламент до цього зародка європейського наднаціонального уряду в рамках ЄС. Другій варіант полягає у створенні зацікавленими урядами нових механізмів співпраці поза Договорами, з метою створення початкового спільного уряду. У цьому випадку вони мусять також шукати шляхі залучення Комісії, використовуючи ESM 2012 року як прецедент. Пізніше, можна буде розпочати переговори щодо включення нової структури до Союзу, з запровадженням необхідних інституційних реформ.

Обидва варіанти, - зокрема другий, - залежать виключно від політичної волі урядів, які крще усвідомлюють цінність європейської єдності та того, що поставлено на карту в українському питанні. Вони можуть бути запущені в дуже короткі терміни. Наразі немає інших шляхів гарантувати нашу безпеку та майбутнє нашої свободи та демократії.

У світі автократичних імперських великих держав немає іншого шляху врятувати демократію і свободу, як створити політичну противагу великої демократичної і федеративної держави. Європейські уряди мають якомога швидше створити його, негайно роблячи перші кроки, починаючи з нагальності гарантування безпеки своїм громадянам і партнерам. Не зробити цього означає приректи їх на майбутні політичні і моральні страждання.

Флоренція-Павія, 16 лютого 2025 року


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