Per una sovranità digitale europea contro le oligarchie
Starlink e le alternative europee IRIS² e GovSatCom
Febbraio 2025
di Nicola Vallinoto
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Indice:
- Premessa
- I limiti e i rischi della scelta Starlink
- Le alternative europee IRIS² e GovSatCom
- Implementare il rapporto Draghi sulla competitività europea
- La scelta italiana per una sovranità digitale europea
PREMESSA
Il 2025 si apre con una battaglia decisiva per l’Europa ed anche per il Mondo intero: non solo per la sovranità tecnologica, ma per la sopravvivenza stessa della democrazia. La posta in gioco non potrebbe essere più alta. Con il pretesto di difendere la libertà di parola, un’alleanza di oligarchi tecnologici e leader populisti sta tentando di smantellare le istituzioni democratiche e di minare lo stato di diritto[i]. Nel discorso di addio del suo mandato presidenziale Joe Biden ha messo in guardia i cittadini americani evocando l’avanzata di “un’oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza … che minaccia la nostra democrazia, i diritti fondamentali e le libertà”.
Il monito di Biden vale anche per i cittadini di tutto il mondo. La concentrazione del potere politico, tecnologico e finanziario in mano a pochissime persone è simboleggiata dal connubio tra Elon Musk e Donald Trump e sostenuto dai principali attori del capitalismo tecnologico americano che si sono allineati velocemente al nuovo potere. Mark Zuckerberg ha annunciato l’abbandono del sistema di fact checking da Facebook, Instagram e WhatsApp sfidando apertamente il Digital Services Act (DSA) dell’Unione europea. Dopo questo annuncio anche Google ha ribadito che non intende integrare sistemi di fact-checking nei contenuti pubblicati su Search e Youtube, come richiesto dalle regole di condotta sulla disinformazione della Commissione europea.
L’oligarchia tecnologica, politica e finanziaria è una minaccia per le democrazie di ogni continente. Gli interventi sempre più frequenti di Elon Musk - tramite il suo social X, che mantiene, nonostante sia in perdita, per usarlo come strumento di influenza politica - nei confronti di diversi paesi europei, come il sostegno al partito neonazista Alternative für Deutschland (sostenitore dell’uscita della Germania dall’UE), sono una chiara invasione di campo da parte della persona più ricca del mondo. Musk ha appena finanziato con ingenti somme la campagna elettorale di Donald Trump per le elezioni USA ricevendone in cambio un ruolo governativo di primo livello, cosa che altrove verrebbe percepita e perseguita come corruzione. L’agenda europea di Trump e Musk si muove lungo la direttiva del “divide et impera” per trattare con i singoli paesi, invece che con l’UE, per ottenere il massimo risultato vista la loro debolezza. Si capisce perché alla cerimonia inaugurale per l’insediamento di Trump siano stati invitati i leader dei partiti nazionalisti ma non i rappresentanti delle istituzioni europee.
In questo scenario avanza un “governo dei pochi”, che non ama la democrazia e le sue regole e che si pone al di sopra e contro il “governo dei molti”, ovvero del «popolo». Opporsi al “potere dei pochi”, oggi come in passato, è la via maestra da percorrere per proteggere la democrazia.
Sembra difficile opporsi allo strapotere di élite tecnologiche multimiliardarie. Infatti gli Stati nazionali hanno permesso loro di crescere indisturbate senza riuscire a porre alcun serio limite. Che solo adesso è stato messo in piedi dalla legislazione dell’Unione europea, contro la quale pertanto si scagliano, cercando di utilizzare anche il potere degli USA.
In questo quadro gioca un ruolo strategico la nuova frontiera dello spazio e del controllo delle comunicazioni, che rischia di essere utilizzato da Musk a proprio vantaggio. Partendo dall’Italia che si trova al centro di questa crisi in cui l’agenda promossa dal duo Trump Musk cerca di indebolire le istituzioni democratiche e di minare lo stato di diritto mascherandosi dietro il pretesto di difendere la libertà di parola.
Il viaggio lampo della Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni a Mar-a-Lago, nella residenza privata di Donald Trump, ha scatenato una serie di polemiche in seguito alle notizia pubblicata dall'agenzia di stampa Bloomberg sull’accordo in corso di negoziazione con Elon Musk per un investimento del governo italiano di un miliardo e mezzo di euro nella sua società di telecomunicazioni SpaceX per la fornitura del servizio di comunicazioni satellitari criptate Starlink. In una nota di Palazzo Chigi, pubblicata poco dopo la notizia, viene smentita la firma di un contratto, ma non che le trattative siano in corso.
I LIMITI E I RISCHI DELLA SCELTA STARLINK
Starlink è un sistema con oltre 7mila satelliti che orbitano attorno alla Terra a un’altezza relativamente bassa rispetto ai tradizionali satelliti per le comunicazioni. Questa caratteristica riduce significativamente la latenza, ovvero il tempo necessario per inviare e ricevere dati. E’ progettato per fornire internet ad alta velocità e comunicazioni crittografate, con rilevanza strategica per i governi e la difesa. Ha già ricevuto dall’Italia fondi dedicati del Next Generation EU per l’espansione della banda larga nelle aree interne, sollevando interrogativi sull’utilizzo di risorse europee destinate a rafforzare l’autonomia tecnologica del continente.
Se il governo italiano decidesse di adottare Starlink per le comunicazioni satellitari sicure in Italia, rischierebbe di affidare a una multinazionale americana il controllo su infrastrutture critiche nazionali. La domanda a cui tenteremo di dare una risposta è la seguente: perché preferire Starlink invece di investire in soluzioni sovrane come IRIS², la rete satellitare europea progettata per garantire comunicazioni sicure a governi e infrastrutture strategiche, oltre alla connettività commerciale?
Nella replica a una interrogazione parlamentare su Starlink il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, alla Camera dei deputati ha ribadito che non sono stati firmati contratti e non sono stati conclusi accordi tra il Governo italiano e la società SpaceX.
Tuttavia il ministro della Difesa ha affermato che SpaceX è oggi un operatore che possiede le capacità necessarie per servire “le nostre Forze armate chiamate spesso a operare a tutela degli interessi nazionali” a grande distanza dall’Italia. Questo perché secondo il ministro “esiste l’esigenza di adottare sistemi di comunicazione più moderni e affidabili di quelli attualmente in uso, e che per farlo si è obbligati a ricorrere ai servizi garantiti dai satelliti in orbita bassa.”
A tale proposito aggiunge che “questo non esclude che un Paese sovrano e tecnologicamente avanzato come il nostro possa gestire l’instradamento e la cifratura dei suoi dati sensibili utilizzando apparati e tecnologie proprietarie, a ulteriore tutela degli interessi nazionali”.
Crosetto ha fatto capire le ragioni per cui il governo è orientato a puntare su Starlink per i prossimi cinque o dieci anni: Starlink è di gran lunga il progetto che sfrutta la tecnologia più avanzata. Sia rispetto a quelle di altri concorrenti privati (come per esempio il progetto Kuiper di Jeff Bezos, il fondatore di Amazon), sia rispetto a quelle che stanno sviluppando i consorzi pubblici europei. In questo senso, la principale alternativa a Starlink sarebbe IRIS², un progetto a cui lavora la Commissione Europea, che prevede di mettere in orbita 290 satelliti europei entro il 2030.
Purtroppo, i tempi di IRIS² sono lunghi, anche a causa del fatto che l’Agenzia Spaziale Europea funziona sulla base del “giusto ritorno”, per cui se uno Stato investe una determinata cifra nella realizzazione dei progetti le imprese di quello Stato dovranno avere commesse per lo stesso ammontare. Questo costringe a scegliere i fornitori in base alla nazionalità invece che alla qualità, la rapidità di esecuzione, ecc. Una scelta tanto nazionalista quanto inefficiente.
Sebbene il vantaggio tecnologico di Starlink rispetto ai concorrenti sia innegabile, vale la pena sottolineare i rischi che comporterebbe affidare le comunicazioni strategiche di un paese come l’Italia all’azienda SpaceX ed il significato politico di tale scelta. Vediamo i principali:
Il primo punto riguarda la confidenzialità dei dati che transitano sulle reti di Starlink. Lungo queste reti passeranno comunicazioni riservate ai più alti livelli istituzionali e militari che dovranno essere stabili anche nelle situazioni più critiche e in postazioni lontane dall’Italia. Tali dati non si limitano solo alle comunicazioni scambiate (che possono essere rese inaccessibili al fornitore del servizio tramite sistemi standard di crittografia avanzata), ma si estendono ai metadati della comunicazione, indispensabili per la gestione tecnica e potenzialmente anche molto più critici, si pensi per esempio alla localizzazione di mittente e destinatario. Poiché cifrare completamente questo tipo di dati è molto complesso e impraticabile da raggiungere a livello assoluto si avrebbe una vulnerabilità costante il cui livello di gravità dipende in ultima istanza dal livello di fiducia che presenta e che si attribuisce al fornitore.
Il secondo punto riguarda il fatto che non ci sono garanzie che Musk non possa interrompere i flussi di dati. L’interruttore del servizio resterebbe nelle mani di SpaceX che potrebbe decidere di sospenderlo in un qualunque momento come è già successo con l’Ucraina. Dopo aver fornito Starlink all’Ucraina, aiutando l’esercito a mantenere comunicazioni sicure e stabili, Musk decise in un caso di interrompere il servizio in Crimea dopo aver saputo che stava per essere utilizzato dagli ucraini per bombardare delle navi russe. Non ha senso che l’Italia o l’UE mettano la capacità delle proprie forze militari sotto il veto o il ricatto di un soggetto privato.
Il terzo punto riguarda la geolocalizzazione delle antenne, cioè la possibilità di individuare il luogo in cui vengono installati i terminali per ricevere i dati. È un’informazione estremamente sensibile, perché consentirebbe di individuare con precisione dove sono le navi o i mezzi militari che comunicano tramite Starlink, e renderli dunque bersagli.
Ovviamente in questo scenario non si può avere la garanzia di evitare questi rischi, in quanto la sovranità sui dati la si può ottenere solo esercitando contemporaneamente la sovranità sulla tecnologia attraverso cui vengono trasmessi.
Anche il Presidente della Repubblica[ii] ha evidenziato in più di un'occasione i rischi di una tale scelta. Nel discorso di fine anno 2023 alle alte cariche istituzionali Mattarella aveva messo in guardia dagli «oligarchi di diversa estrazione» che «si sfidano nell’esplorazione sottomarina, in nuove missioni spaziali, nella messa a punto di costosissimi sistemi satellitari (con implicazioni militari) e nel controllo di piattaforme di comunicazione social, agendo, sempre più spesso, come veri e propri contropoteri»[iii]. E a fine 2024, nel tradizionale discorso agli ambasciatori, Mattarella è tornato a evidenziare i rischi per la democrazia connessi con l’attività sempre più invasiva di «operatori internazionali svincolati da ogni patria, la cui potenza finanziaria supera oggi quella di Stati di media dimensione, e la cui gestione di servizi essenziali sfiora, sovente, una condizione monopolistica»[iv].
LE ALTERNATIVE EUROPEE IRIS² E GOVSATCOM
Il Parlamento europeo (il 14 febbraio 2023) e il Consiglio dell'UE (il 7 marzo 2023) hanno adottato il programma per una connettività sicura via satellite denominato IRIS². Sarà un sistema multi orbitale di centinaia di satelliti, che fornirà comunicazioni governative sicure e offerte commerciali a banda larga[v]. I primi lanci in orbita terrestre bassa dovrebbero cominciare nel 2025. IRIS² è il terzo più grande progetto spaziale europeo, dopo Copernicus e Galileo, per un investimento stimato in 6,5 miliardi di euro, finanziato per circa due terzi dalle istituzioni europee. È pensato per essere l'alternativa europea ad altre costellazioni di satelliti per Internet come le statunitensi Starlink e Kuiper, la britannica OneWeb e la cinese Guowang.
Il 16 dicembre 2024 la Commissione europea ha fatto un passo in avanti per l’implementazione del sistema satellitare sicuro IRIS² firmando il contratto di concessione di Infrastructure for Resilience, Interconnectivity and Security by Satellite, della costellazione multi orbitale di 290 satelliti al consorzio SpaceRISE. Questa partnership svilupperà, implementerà e realizzerà il nuovo sistema dell’UE. E’ un passo significativo verso la sovranità e la connettività sicura dell’Europa[vi].
Il sistema IRIS² sfrutterà i vantaggi unici dei satelliti in orbita terrestre media (MEO) e bassa (LEO). Questa costellazione all'avanguardia fornirà servizi di connettività sicura per gli Stati membri dell'UE e le autorità governative e banda larga ad alta velocità per le aziende private e i cittadini europei, compresa la copertura delle zone prive di connettività.
In abbinamento con IRIS² la Commissione europea ha lanciato l’iniziativa GovSatCom come parte del Programma Spaziale dell’UE al quale partecipa anche l’Italia. Si tratta di un sistema autonomo di comunicazione satellitare sicura per i Governi che sarà attivato nel 2025. L’obiettivo è garantire la disponibilità a lungo termine di servizi di comunicazione satellitari governativi affidabili, sicuri e convenienti per le autorità pubbliche nazionali e dell’UE che gestiscono missioni e infrastrutture critiche per la sicurezza.
Secondo il sito ufficiale[vii] GovSatCom supporterà i governi coinvolti nella gestione di eventi dirompenti e inaspettati che vanno dai disastri naturali e causati dall'uomo, alle crisi umanitarie, agli attacchi terroristici o alle missioni della Politica di Sicurezza e Difesa Comune. I principali utenti sono le squadre di protezione civile, le forze di polizia e di sicurezza interna, le forze militari, i soccorritori degli aiuti umanitari, le delegazioni locali e nazionali dell'UE. Sebbene l'attenzione principale sia rivolta all'Europa continentale e alle regioni limitrofe (Africa, Mediterraneo, Medio Oriente, Asia, Artico, Atlantico), i servizi GovSatCom dell'UE sosterranno le missioni di gestione delle crisi ovunque nel mondo. Coprono un'area di circa 1.000 km di diametro sopra l'area di crisi e saranno disponibili in meno di 48 ore (o meno di 12 ore quando i primi soccorritori sono già sul posto).
GovSatCom fornirà un'ampia gamma di servizi di comunicazione (ad esempio voce, e-mail, chat, messaggistica, videoconferenze, video, accesso a sistemi informativi specifici) per la gestione delle crisi. GovSatCom sosterrà anche il funzionamento dei sistemi aerei a pilotaggio remoto (RPAS), sempre più utilizzati nelle missioni di gestione e sorveglianza delle crisi. Fornendo un collegamento di comunicazione satellitare sicuro e stabile, supporterà sia il controllo dei RPAS che il recupero dei dati raccolti dal sistema. Fornirà servizi anche alle reti diplomatiche, per le quali “l'accesso a un mezzo di comunicazione completamente indipendente dagli Stati ospitanti è un requisito fondamentale”.
Il progetto GovSatCom inizierà a offrire servizi nel 2025 utilizzando la capacità dei satelliti geostazionari gestiti dagli Stati membri e da operatori privati accreditati. Successivamente i sistemi di comunicazione satellitare esistenti potranno essere integrati da un’ulteriore infrastruttura spaziale ad hoc (vedi IRIS²).
Per tutti questi motivi “Un accordo con Starlink sarebbe un grave errore strategico per l’Italia, che rinuncerebbe così alla sua sovranità indebolendo e diluendo il suo ruolo di leadership in IRIS², il programma satellitare europeo alternativo a quello di Elon Musk” ha affermato a key4biz l’eurodeputato Christophe Grudler, Rapporteur e negoziatore per il Parlamento europeo di IRIS² che ha così puntualizzato: “Affidare comunicazioni di difesa critiche a un attore privato non europeo mina la sovranità e la sicurezza. L’Italia rischia di diventare dipendente da qualcuno al di fuori della giurisdizione dell’UE, le cui decisioni potrebbero non essere in linea con gli interessi italiani.”[viii]
L’Italia ha investito molto nei progetti europei come IRIS² che supportano le industrie nazionali e i posti di lavoro locali, sia in Italia che in Europa. Un accordo con Starlink distoglierebbe risorse dai progetti europei danneggiando il vantaggio competitivo delle aziende europee. Inoltre si rischierebbe di consolidare il dominio di Starlink sul mercato privilegiando la convenienza a breve termine rispetto all’autonomia strategica dell’Europa.
La scelta di dirottare le risorse su Starlink danneggerebbe il ruolo e l’investimento italiano nel progetto GovSatCom, per il quale l’Italia svolge un ruolo centrale ospitando il suo centro operativo nel Fucino. Inoltre una tale decisione romperebbe la fiducia all’interno dell’Unione Europea, con un importante Stato membro. Dal momento che IRIS² è al 100% europeo, qualsiasi investimento in Starlink è incompatibile con il lavoro in IRIS², portando a inutili duplicazioni.
Il ministro Crosetto afferma che la scelta di Starlink verrebbe effettuata per mancanza di alternative e in attesa di IRIS² nel 2030. In realtà non è così: GovSatCom sarà operativo nel corso del 2025, e risponderà alle esigenze immediate dell’Italia in termini di comunicazioni sicure. Si basa sulle capacità satellitari esistenti degli Stati membri e degli attori privati europei. IRIS² aggiungerà tecnologie all’avanguardia tramite un nuovo satellite entro la fine del decennio, ma si baserà su GovSatCom. Starlink non colmerebbe un divario, ma creerebbe invece una dipendenza da un fornitore non europeo, indebolendo le ambizioni strategiche dell’Europa.
GovSatCom fornisce comunicazioni sicure per i servizi di difesa e di emergenza riunendo le capacità satellitari europee esistenti. Diversi stati membri hanno già capacità satellitari (Francia, Italia, Germania), che non sono sempre completamente utilizzate. L’idea di GovSatCom è quella di mettere in comune le risorse, di utilizzarle al meglio e di aiutare gli Stati membri quando ne hanno bisogno. È completamente controllato all’interno dell’Europa, a differenza di Starlink, che è gestito privatamente e al di fuori della supervisione europea.
L’autonomia europea è fondamentale: la dipendenza da attori non europei per le infrastrutture critiche rende l’Europa vulnerabile alle pressioni esterne. Se domani Elon Musk non fosse contento dell’Italia per qualsiasi motivo, potrebbe interrompere il segnale al suo esercito. Questo è un rischio inaccettabile per l’Italia e per ogni paese UE.
Anche per lo spazio, come per molti altri settori strategici, sarebbe necessaria una maggiore capacità di investimento dell’UE. L’UE spende 8 volte meno degli Stati Uniti nello spazio, pur continuando a svolgere attività spaziali rilevanti. Ma sta perdendo la propria indipendenza dal momento che non ha più propri lanciatori, avendo dismesso Arianne 5, prima che il progetto Arianne 6 fosse completato e pronto all’uso. A questo proposito sarebbe utile non solo garantire maggiori finanziamenti per lo spazio nel Quadro Finanziario Pluriennale, con almeno 40 miliardi di euro, ma – come suggerisce il rapporteur di IRIS² al Parlamento europeo – finanziare iniziative su larga scala in ambito spaziale e di difesa tramite eurobond. Consentirebbero agli Stati membri di mettere in comune le risorse in modo efficiente, garantendo finanziamenti stabili e a lungo termine per progetti critici senza gravare eccessivamente sui bilanci nazionali. Per quanto riguarda lo spazio, questo approccio potrebbe supportare lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia, promuovendo al contempo la solidarietà europea e l’autonomia strategica.
Lo spazio è molto importante nella nostra vita quotidiana, per gli agricoltori per conoscere lo sviluppo delle loro colture, per i cittadini per i trasporti quotidiani, per i servizi civili per le comunicazioni di emergenza. Per questi motivi dovremmo fare molto di più anche a livello di governi nazionali. In questo senso la decisione del governo italiano di tagliare i fondi per l’aerospazio di 350 milioni di euro (23,7 all’Agenzia spaziale italiana e 242 previsti per i progetti di cooperazione internazionale portati avanti con l’European space agency)[ix] sono un ostacolo alla creazione di un’autonomia europea nel settore spaziale.
In conclusione, riprendiamo le parole di Christophe Grudler: “Lo spazio deve essere un settore in cui l'Europa non dipende da nessun altro, per avere il nostro destino nelle nostre mani. Abbiamo commesso l'errore con i Gafam vent'anni fa, lasciando che altri ci imponessero le tecnologie, e oggi dipendiamo da loro per l'accesso a Internet. È stato lo stesso dibattito con il GPS e Galileo, ma oggi il sistema europeo è il più preciso al mondo!”[x]
IMPLEMENTARE IL RAPPORTO DRAGHI SULLA COMPETITIVITA’ EUROPEA
Il rapporto Draghi su “Il futuro della competitività europea”[xi] affronta in modo sistematico il nodo dell’innovazione e della bassa competitività del mercato europeo fornendo anche alcune soluzioni per superare i limiti dell’attuale Unione europea. Il rapporto sottolinea che “l’Europa deve riorientare profondamente i suoi sforzi collettivi per colmare il divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina, soprattutto nelle tecnologie avanzate. L’Europa è bloccata in una struttura industriale statica, con poche nuove aziende che sorgono per sconvolgere le industrie esistenti o sviluppare nuovi motori di crescita. “
Un capitolo del rapporto è dedicato al rafforzamento della capacità industriale per la difesa e lo spazio dove si legge che “l’industria europea della difesa non soffre solo della riduzione della spesa per la difesa, ma anche di una mancata attenzione allo sviluppo tecnologico”. Inoltre, risulta “frammentata, il che ne limita la portata e ne ostacola l’efficacia operativa sul campo. Il panorama industriale della difesa dell’UE è popolato principalmente da attori nazionali che operano in mercati interni relativamente piccoli.”. Per quanto riguarda in modo specifico lo spazio il rapporto afferma che: “L’UE ha sviluppato un settore spaziale di prim’ordine nonostante i livelli di finanziamento molto più bassi, ma ora sta iniziando a perdere terreno. L’UE finanzia, possiede e gestisce infrastrutture spaziali critiche. Ha sviluppato risorse e capacità strategiche di prim’ordine, con competenze tecniche pari a quelle di altre potenze spaziali nella maggior parte degli ambiti. Ad esempio, nel campo della navigazione satellitare Galileo fornisce le più precise e sicure informazioni di posizionamento e tempistica anche per applicazioni militari. Nell’osservazione della Terra Copernicus offre i dati più completi a livello mondiale, anche per il monitoraggio dell’ambiente e dei cambiamenti climatici, per la gestione dei disastri e per la sicurezza. Tuttavia, l’UE ha perso la sua posizione di leader sul mercato dei lanciatori commerciali (Ariane 4-5) e dei satelliti geostazionari. Ha dovuto affidarsi temporaneamente ai razzi di Space X per lanciare i satelliti del suo programma strategico Galileo. L’UE è in ritardo rispetto agli Stati Uniti anche per quanto riguarda la propulsione a razzo, le mega costellazioni per le telecomunicazioni e i ricevitori e le applicazioni satellitari, che rappresentano un mercato molto più ampio rispetto agli altri segmenti spaziali. Come per l’industria della difesa, il settore spaziale soffre di un forte divario di investimenti rispetto ai suoi principali rivali. Negli ultimi quarant’anni gli investimenti si sono aggirati tra il 15% e il 20% dei livelli statunitensi. Nel 2023 la spesa pubblica europea per lo spazio è stata di 15 miliardi di dollari, contro i 73 miliardi degli Stati Uniti. Si prevede che la Cina supererà l’Europa nei prossimi anni, raggiungendo una spesa di 20 miliardi di dollari entro il 2030”. Inoltre, il rapporto evidenzia che: “Sia per l’industria della difesa che per quella spaziale l’insufficiente aggregazione e coordinamento della spesa pubblica in Europa accentuano la frammentazione industriale. Il settore spaziale europeo è ostacolato dall’insufficiente aggregazione della domanda e da carenze nel coordinamento degli investimenti tra gli Stati membri. Inoltre, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) opera in base al principio del “ritorno geografico”, ovvero investe in ciascuno dei Paesi membri un importo simile al contributo finanziario del Paese all’agenzia attraverso contratti industriali per programmi spaziali. Questo principio porta a un’inevitabile frammentazione delle catene di fornitura, a un’inutile duplicazione delle capacità in mercati relativamente piccoli e a uno squilibrio tra gli attori industriali più competitivi e l’effettivo stanziamento delle risorse”.
Il rapporto Draghi oltre ad indicare i punti deboli del settore spaziale propone alcune soluzioni per il suo rafforzamento e potenziamento. Vediamole: “Il settore spaziale europeo trarrebbe beneficio dall’aggiornamento delle norme di governance e di investimento e da un maggiore coordinamento della spesa pubblica in un vero mercato unico dello spazio. La relazione raccomanda di eliminare progressivamente il principio del ritorno geografico dell’ESA. Le norme dell’ESA in materia di appalti dovrebbero rispecchiare il risultato della concorrenza industriale e la scelta dei migliori fornitori e le risorse dovrebbero essere concentrate sui progetti che dimostrano potenzialità di un significativo progresso scientifico o tecnologico, indipendentemente dall’ubicazione delle entità partecipanti. Questo processo dovrebbe essere accompagnato dalla creazione di un mercato unico funzionante per lo spazio, con standard comuni e requisiti di licenza armonizzati (in linea con la normativa spaziale europea prevista). Si propone inoltre di istituire un fondo industriale spaziale multifunzionale che consentirebbe alla Commissione europea di agire come “cliente di riferimento” per acquistare congiuntamente servizi e prodotti spaziali e finanziare tecnologie critiche, aiutando la base industriale dell’UE ad aumentare la propria capacità. Analogamente, le priorità strategiche comuni per la ricerca e l’innovazione spaziali dovrebbero essere sostenute da un crescente coordinamento, da più finanziamenti e da una maggiore messa in comune di risorse per lo sviluppo di nuovi grandi programmi comuni dell’UE. Infine, come per il settore della difesa, la crescita delle PMI, delle start-up e delle scale-up spaziali innovative dell’UE dovrebbe essere favorita da un migliore accesso ai finanziamenti e dall’introduzione di norme europee di preferenza mirate.”
LA SCELTA ITALIANA PER UNA SOVRANITA’ DIGITALE EUROPEA
Come dicevamo all’inizio l’Italia è al centro di questa sfida tecnologica che si estende nello spazio intorno alla Terra. Accordi come quello con Starlink minacciano la sovranità tecnologica e democratica dell’Italia ed anche dell’UE. Come ha scritto il Financial Times nel suo editoriale del 9 gennaio, l’oligarchia tecnologica «rappresenta una minaccia per la democrazia europea».
Il futuro dell’Italia e dell’UE dipende dalle scelte che facciamo oggi. Sono scelte che devono essere fatte collegialmente con tutti i partner europei, perché non esistono vie di uscita nazionali, e che devono essere concepite nella consapevolezza che la strada da percorrere non può che essere quella del rafforzamento della nostra capacità di agire insieme. Per questo motivo l’Italia deve scegliere se vuole essere protagonista della costruzione di una sovranità europea, con la creazione di una capacità di governo politico a livello UE, e in questa prospettiva partecipare alla costruzione di una sovranità europea anche in campo digitale (e nel settore dello spazio), oppure se vuole diventare uno spettatore passivo in un mondo dominato da altri.
Anche in questa ottica diventa fondamentale considerare dove i dati vengono memorizzati, chi può avervi accesso e come, attraverso un’adeguata regolamentazione. Ciò significa proteggere i futuri asset del Paese, che non sono più solo le linee elettriche, le ferrovie, le condutture per l’acqua, ma anche i dati con infrastrutture annesse, che stanno diventando sempre più strategici per un paese.
Una via da perseguire è quella indicata, da una parte, da Ursula von der Leyen nel discorso sullo Stato dell’Unione europea del 2022 quando ha proposto lo strumento di un nuovo Fondo Sovrano Europeo per investimenti nel settore digitale volti a garantire l’autonomia strategica europea e a difendere i valori ed interessi economici degli europei in un settore dove prevalgono gli Usa e la Cina. Dall’altra parte occorre implementare il rapporto Draghi sulla competitività presentato alle istituzioni europee lo scorso settembre al fine di accelerare l’innovazione europea e colmare il gap nei confronti di Usa e Cina.
L’Italia deve lavorare per rafforzare la sovranità digitale europea e in questo senso una sua scelta consapevole dovrebbe privilegiare il sistema europeo IRIS² per tutti i motivi indicati in questa nota e, in primis, per ragioni di sicurezza e di autonomia strategica europea.
La sovranità digitale europea ovviamente non è a costo zero e va conquistata con investimenti ingenti e con politiche mirate a ottenere la piena sovranità sui dati e sulla tecnologia. Ne va della sopravvivenza della democrazia e dello stato di diritto in Europa e nel mondo intero.
[i] Tecno populismo contro democrazia: la sveglia per l’Europa del 2025
https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/tecno-populismo-contro-democrazia-la-sveglia-per-leuropa-del-2025-pb8otiwq
[ii] Al Quirinale non piace granché l’ipotesi di affidarsi a Starlink
https://www.ilpost.it/2025/01/11/meloni-mattarella-elon-musk-starlink
[iii] Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i Rappresentanti delle Istituzioni, delle Forze Politiche e della Società Civile, 20/12/2023
https://www.quirinale.it/elementi/103786
[iv] Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla XVII Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia, 16/12/2024 https://www.quirinale.it/elementi/123468
[v] Via libera per IRIS²: banda larga satellitare per le zone rurali e remote
https://digital-strategy.ec.europa.eu/it/news/go-ahead-iris2-satellite-broadband-rural-and-remote-areas
[vi] Commission takes next step to deploy the IRIS² secure satellite system https://defence-industry-space.ec.europa.eu/eu-space/iris2-secure-connectivity_en
[vii] GovSatCom: Support to Crisis Management Operations https://defence-industry-space.ec.europa.eu/eu-space/govsatcom-satellite-communications/support-crisis-management-operations_en
[viii] ‘Ecco perché è un errore per l’Italia affidarsi a Starlink. Sì agli Eurobond per lo Spazio’. Intervista all’uomo di IRIS² del Parlamento Ue
https://www.key4biz.it/ecco-perche-e-un-errore-per-litalia-affidarsi-a-starlink-si-agli-eurobond-per-lo-spazio-intervista-alluomo-di-iris%C2%B2-del-parlamento-ue/517282/
[ix] Meloni toglie 370 milioni all’aerospazio. A Palazzo Chigi è record di stipendi https://www.editorialedomani.it/politica/italia/meloni-toglie-370-milioni-allaerospazio-a-palazzo-chigi-e-boom-degli-stipendi-d04qnbyi
[x] Interview with Christophe Grudler, rapporteur of the European IRIS² constellation
https://www.aircosmosinternational.com/article/interview-with-christophe-grudler-rapporteur-of-the-european-iris2-constellation-3748
[xi] Il rapporto sul futuro della competitività europea di Mario Draghi
https://documenti.camera.it/leg19/dossier/pdf/AT033.pdf
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