Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). E' possibile scegliere se consentire o meno i cookie. In caso di rifiuto, alcune funzionalità potrebbero non essere utilizzabili.

Informazioni
Logo MFE

  

  

Il Trattato di Lisbona, per la prima volta dalla firma dei Trattati di Roma, riconosce il diritto di iniziativa legislativa ai cittadini europei. L’art. 11.4 prevede, infatti, che un milione di cittadini europei di almeno sette paesi dell’Unione Europea possa presentare alla Commissione europea una proposta di atto legislativo ai fini dell’attuazione dei Trattati.

È giunto il momento di sfruttare questa opportunità e di sollecitare l’intervento dell’opinione pubblica europea. Uno degli obiettivi fondamentali dell’Unione Europea secondo cui essa “si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente, è oggi il più disatteso ed il più urgente.

Il rilancio dello sviluppo deve fondarsi sugli investimenti e non sul sostegno ai consumi. Se lo sviluppo dovesse fondarsi sul rilancio dei consumi, il segnale che si darebbe al resto del mondo sarebbe quello del rilancio della contesa per risorse naturali scarse, con inevitabili ripercussioni sul tasso di inflazione e sulla stabilità dei tassi di cambio e quindi fonte di ulteriori tensioni sul piano economico e finanziario. La politica di sviluppo deve essere equa, sostenibile e tener conto di vincoli finanziari e reali. Essa deve quindi fondarsi esclusivamente su una politica di investimenti, perché si tratta di rafforzare la competitività del sistema economico europeo e la dotazione di capitale fisico, ambientale e di conoscenze che si deve lasciare in dotazione alle future generazioni.

E’ indispensabile il varo di un Piano europeo per indicare la direzione di marcia a tutti gli attori economici e sociali europei. E’ responsabilità primaria della Commissione Europea proporre le misure necessarie al Parlamento ed al Consiglio Europeo  e presentarle all’opinione pubblica europea. Nei precedenti cicli espansivi l’Europa, pur in assenza di misure sovranazionali ma grazie alla nascita dell’euro, è riuscita a creare oltre 15 milioni di nuovi posti di lavoro. Oggi la creazione di nuova occupazione può solo essere l’esito di misure discrezionali europee. Il Piano europeo dovrebbe porsi l’obiettivo di creare almeno 20 milioni di nuovi posti di lavoro, come era nelle intenzioni di Jacques Delors, quando era Presidente della Commissione europea.

Il piano di investimenti dovrebbe raggiungere almeno i 300-500 miliardi, da erogare nell’arco di tre-cinque anni. Poiché l’obiettivo principale del Piano è il rilancio degli investimenti, occorre prevedere interventi finanziariamente significativi – anche se ad erogazione differita – attivando l’emissione di “euro-project bonds”, con il coinvolgimento della BEI nella istruttoria e gestione degli interventi. Questi ultimi dovrebbero essere effettuati attraverso un “Fondo Patrimoniale” che mantenga la proprietà degli investimenti realizzati, per la parte finanziata dal Piano al fine di disporre – con il reddito sia pure differito di tali investimenti – di risorse per le nuove generazioni.

Il Piano deve essere anche finanziariamente sostenibile. Per questo i federalisti propongono che gli investimenti debbano essere finanziati non solo con l’emissione di “euro-project bonds”, ma anche con risorse fiscali proprie, come la “carbon tax” e la tassa sulle transazioni finanziarie. Entrambe le fonti di finanziamento devono segnalare al resto del mondo che alla scarsità di risorse finanziarie si è ormai aggiunta la scarsità di risorse naturali e che la diseguaglianza tra individui e aree geografiche è fonte di nuove tensioni.

Il Piano deve poter essere attuato anche da parte di un gruppo limitato di stati membri.Qualora non fosse possibile ottenere il consenso di tutti gli stati,il Piano potrà essere promossoanche da un’avanguardia di stati, attivando le norme sulle cooperazioni rafforzate, specialmente da parte dell’Eurogruppo e degli stati che vorranno associarsi, come già previsto nelle recenti proposte ”Euro Plus” presentate dal Governo tedesco sulla competitività.

 

Per queste ragioni i federalisti europei hanno preso l’iniziativa di promuovere una campagna europea per esigere che la Commissione europea ed il Parlamento europeo presentino un Piano europeo per la piena occupazione e lo sviluppo sostenibile, con l’obiettivo di accompagnare tale richiesta con la raccolta di almeno 1.000.000 di firme in non meno di sette paesi europei a partire dalla primavera 2012.

 

  


Segreteria nazionale

Via Villa Glori 8 - 27100 Pavia
C.F. 80010170183 - Tel.: 0382 530045 - Email: mfe@mfe.it

© Movimento federalista europeo 2024