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Gli attacchi di Israele contro siti nucleari e leadership militari dell’Iran rappresentano una nuova e pericolosa escalation nel già fragile equilibrio del Medio Oriente, volta a far saltare i negoziati per un nuovo accordo sul nucleare tra Usa e Iran.

Il premier Netanyahu ha dichiarato che l'operazione durerà per tutto il tempo necessario a rimuovere completamente la minaccia iraniana. Sono praticamente le stesse parole usate nel lanciare l’operazione militare a Gaza in risposta all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, che va avanti da più di un anno e mezzo. Ancora una volta Netanyahu punta sulla guerra per garantire la propria sopravvivenza politica di fronte alle divisioni interne ad Israele.

Un atto grave che minaccia la sicurezza regionale e globale, e che pone in evidenza, ancora una volta l’impotenza del diritto internazionale, l’incapacità degli USA di svolgere un ruolo stabilizzatore, e l’assenza di istituzioni sovranazionali in grado di garantire la pace e tutelare i diritti delle persone.

Di fronte a un’azione unilaterale che rischia di innescare una spirale incontrollabile di ritorsioni e violenze, le istituzioni europee e gli Stati membri si sono limitati a esprimere preoccupazione, senza una strategia comune né una voce unitaria. Ancora una volta, gli Stati membri sono divisi e impotenti, spettatori in un conflitto che avrà ripercussioni dirette sulla stabilità politica dell’Europa, sulla sua sicurezza energetica e sui flussi migratori.

Nonostante siano già passati tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina, anche questa nuova guerra mostra che l’Unione Europea attuale non è in grado di rispondere alle sfide geopolitiche del nostro tempo, e il vuoto di potere che rappresenta alimenta le tensioni nelle aree limitrofe.

Senza una vera difesa europea – che non può limitarsi al riarmo nazionale – e una politica estera in capo a un governo federale europeo dotato di legittimità democratica e capacità decisionale, i principi del multilateralismo, della pace e della legalità internazionale resteranno mere dichiarazioni di intenti. Solo un governo federale può permettere all’UE di parlare con una voce sola nel mondo, di contribuire a stabilizzare l'area di vicinato con un’iniziativa diplomatica sostenuta da credibili autonome capacità di difesa, e di fare leva sulla propria influenza economica: l’UE è il primo partner commerciale di Israele – così come era il primo partner commerciale della Russia prima dell’invasione dell’Ucraina – e il primo donatore di aiuti alla Palestina

La costruzione di un’Europa federale è l’unica via per restituire ai cittadini europei sicurezza, voce nel mondo e coerenza tra i valori proclamati e le azioni concrete. Invitiamo le forze politiche, la società civile e tutte le persone che credono nella pace, nella giustizia internazionale a mobilitarsi, perché solo un’Europa unita può avere la forza di contribuire a costruire un ordine mondiale cooperativo, più giusto, stabile e pacifico.

 

  


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