L’effetto dirompente della nuova era della politica americana inizia già a farsi sentire in Europa, attraverso le dichiarazioni roboanti – che faremmo bene a non sottovalutare – del Presidente eletto e le ingerenze pesantissime contro alcuni governi europei di Musk attraverso il suo social media, X. All’improvviso, tutto il ritardo accumulato nell’Unione europea sul piano dell’innovazione tecnologica e della competitività, tutta l’insignificanza europea nella politica internazionale e l’impotenza sul piano militare appaiono evidenti e penetrano nella coscienza collettiva, generando spesso una reazione rassegnata, una spinta a ritenere che a questo punto non ci siano alternative al piegarsi alla potenza altrui e a cercare di sopravvivere.
Eppure, la situazione dell’Europa era già chiara, così come sono chiare le strategie che dovremmo perseguire per riprenderci. I Rapporti di Mario Draghi sulla perdita di competitività e sul declino europeo, quello di Enrico Letta sul completamento del Mercato unico, quello di Sauli Niinistö sulla in-sicurezza europea avevano chiaramente spiegato i rischi che corrono l’UE e gli europei e indicato anche le vie per reagire. Tutti e tre i Rapporti avevano evidenziato che il problema dell’Unione europea non è la mancanza di potenzialità, ma la divisione e la frammentazione: in una parola, il problema è, da un lato, la sovranità politica nazionale che gli Stati membri pretendono di conservare e che, con i suoi meccanismi, indebolisce, rallenta, quando non blocca o vanifica, gli sforzi comuni; dall’altro, l’assenza di una sovranità europea condivisa e quindi di un governo politico a livello europeo nei settori in cui gli Stati membri sono ormai impotenti, insignificanti e inadeguati.
La debolezza europea non è allora una condanna irreversibile, ma il frutto della mancanza di volontà politica di unirsi politicamente e di poter così finalmente agire con efficacia, con una politica estera realmente europea e di conseguenza autorevole, una difesa integrata, un’unione finanziaria, fiscale ed economica che permettano investimenti in tutti i settori che sono strategici per lo sviluppo. Il fatto che si tratti di una battaglia politica difficile da fare non toglie che sia l’unico modo per raggiungere l’obiettivo dell’autonomia strategica e per esercitare una vera sovranità politica. Le forze che non si rassegnano alla fine di un progetto politico di pace e di democrazia e alla distruzione di un modello sociale unico al mondo, che non si piegano al servizio dei nuovi potenti che disprezzano la democrazia e lo stato di diritto, devono capire che la sola possibilità consiste nel rafforzare l’unità con gli altri europei. È urgente portare avanti i progetti comuni, ormai chiaramente identificati, abbandonando i bizantinismi della difesa dell’interesse nazionale e intanto impegnarsi per costruire un nuovo assetto politico-istituzionale che realizzi una sovranità democratica comune. Sono due percorsi da fare insieme, perché solo accettando di mettere in comune quelle parti di sovranità che a livello nazionale non si riescono più ad esercitare in modo autonomo si possono realizzare i passaggi concreti che invertirebbero la nostra condizione.
In questo quadro, stride pesantemente l’atteggiamento del Governo italiano. Nella conferenza stampa di ieri (9 gennaio), la Presidente Meloni ha giocato come al solito in modo ambiguo, senza mai rinnegare l’impegno del suo governo in Europa; ma non ha mai nascosto la sua sintonia culturale e politica sia con il nuovo Presidente americano, sia con Elon Musk. Ha negato ogni evidenza sul loro comportamento antidemocratico, sulla pericolosità di utilizzare la proprietà e il controllo di un social media influente come X per scatenare campagne diffamatorie contro esponenti di governi democratici, e ha chiamato in causa persino Soros, con parole degne di Orban (“per esempio, George Soros… io la considero una pericolosa ingerenza negli affari degli Stati nazionali e nella sovranità degli Stati nazionali. Questa sì, però quando è accaduto mi si è parlato di filantropi… Allora il problema è che Elon Musk è influente e ricco o che Elon Musk non è di sinistra? Scusate, …. esprimere le proprie opinioni …. non è ingerenza, è una cosa diversa”).
Da parte del Governo italiano, pretendere di fare l’interesse dell’Italia e di esercitare “la sovranità nazionale” cercando i favori di Trump e valutando di mettere nelle mani di Musk la sicurezza del Paese, affidandola a SpaceX, sono nella migliore delle ipotesi atti di vassallaggio che finiremo col pagare caro. Nei fatti, sono scelte finalizzate a perseguire un’Europa di Stati nazionali “sovrani”, deboli e dipendenti da chi, al di là dell’Atlantico, ha il potere politico militare ed economico: una pietra tombale sul progetto di un’Europa politica e sovrana e un favore a Trump.
È su questo piano politico che pertanto va valutata anche la discussione in corso in Italia sul possibile contratto con SpaceX per utilizzare il sistema di satelliti Starlink per le comunicazioni sensibili del Governo e della Difesa: è un fatto che, senza il controllo della tecnologia, nulla assicura di poter mantenere il controllo dei dati, come riconoscono gli esperti. Per questo l’Unione europea ha avviato il progetto IRIS 2, un sistema europeo di costellazione di satelliti, che dovrebbero entrare in servizio nel 2030. Chi minimizza l’impatto di questa scelta giustificandola in nome del realismo pragmatico e della mancanza, al momento, di alternative, accetta di fatto di non cercare di contrastare la nuova politica americana e il suo dominio – con tutto quello che comporta.
Come in ogni momento storico in cui avvengono delle svolte che minacciano l’esistenza della democrazia, si deve cogliere il pericolo e contrastarlo. L’Europa sta vivendo uno di questi momenti: arrendersi vuol dire condannarci politicamente e moralmente. Se vogliamo, abbiamo ancora la possibilità di reagire.
Pavia-Firenze, 10 gennaio 2025