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Con una maggioranza di 310 voti a favore contro 277 voti contrari e 53 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato oggi la risoluzione sulle conseguenze istituzionali dell’allargamento presentata da Sandro Gozi, parlamentare europeo di Renew Europe e già presidente dell’Unione dei federalisti Europei (UEF). Si tratta di un testo politicamente molto importante, che affronta, collegandoli strettamente tra loro, due nodi cruciali per il futuro dell’UE (allargamento e riforme istituzionali), evidenziando come “dobbiamo riformare l’Unione europea per poter unificare l’Europa”.

“Questo rapporto”, nelle parole di Gozi, “parte da una semplice convinzione: la vera questione oggi non è se l'Unione europea debba allargarsi, ma come garantire che l'allargamento rafforzi la nostra Unione. Il costo dell'inazione sarebbe troppo alto. La riforma non è più una scelta, è una necessità. L'unificazione continentale e la riforma devono andare di pari passo”.

Il documento fornisce una serie di raccomandazioni per rendere l’UE più efficiente, più forte e più democratica quando si troverà con 32 o 35 Stati membri. “Già oggi l’UE fatica a funzionare a 27. L’efficienza è bloccata dal veto”. Secondo Gozi, “è impossibile unificare il continente attraverso l’allargamento, senza preparare delle riforme all’interno dell’Ue. Chiediamo di fare tanto ai paesi che vogliono aderire all’Ue, ma l’Ue deve prepararsi per assumere una dimensione continentale”.

Il testo adottato indica alcune soluzioni molto pragmatiche: le clausole passerella, alcune modifiche mirate dei Trattati (per esempio per sanzionare le violazioni sistematiche allo stato di diritto), cooperazioni rafforzate nel settore della politica estera e cooperazioni strutturate (PESCO) per la difesa per permettere a un gruppo di paesi di andare avanti, senza aspettare quelli più lenti o che non condividono le scelte. Al tempo stesso, il Rapporto ricorda anche che il Parlamento europeo ha già messo sul tavolo del Consiglio europeo una proposta di riforma complessiva dei Trattati e, come sottolinea Gozi, “per avviare un dibattito sule riforme istituzionali, basta la maggioranza semplice. Basta che 14 leader al Consiglio europeo decidano che è arrivato il momento di discutere di riforme istituzionale e il processo formale viene avviato”. Solo per un accordo finale “ci vuole l’unanimità”. Ma “finché non si avvia un dibattito non si potrà mai sapere se c’è un accordo minimo su alcune riforme esistenziali, indispensabili e inevitabili”.

Il pericolo non riguarda solo il funzionamento dell’Ue. La credibilità geopolitica dipende dal rispetto della parola data. Trovarsi nel 2030 a dire “no” all’Ucraina, alla Moldavia e agli altri candidati, perché l’Ue non è pronta ad accoglierla sarebbe il modo peggiore di spingerli nelle braccia degli avversari geopolitici dell’Europa.

I federalisti non possono che plaudere a questa posizione adottata dal Parlamento europeo che, al momento, è la sola istituzione in cui la consapevolezza della necessità di affrontare la riforma dell’Unione europea si traduce in posizioni politiche e pressione sulle altre istituzioni. L’auspicio è che la Commissione europea abbia a sua volta più coraggio in questo ambito e che le forze politiche, la società civile, le forze sociali e gli stessi parlamenti dei Paesi membri si mobilitino chiedendo di aprire il confronto sul cambiamento che serve all’Europa.

Qui il testo del Report

 

 

 

 

 

  


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